Pippo Civati racconta il primo Marzo:
C’è il ragazzo albanese arrabbiato per la battuta di pessimo gusto del premier all’indirizzo delle bellezze albanese. C’è il marocchino che dice di volere i diritti – oltre ai doveri a cui dice di ottemperare – per sé e per la sua famiglia, anche perché è qui da tanti anni. C’è un’esplosiva signora nicaraguense che si gode la manifestazione, ridendo e parlando uno strano linguaggio. C’è la dignità del lavoro e l’importanza della memoria, con il presidente di Aned a Milano. C’è la povertà e la voglia di riscatto. C’è chi è orgoglioso di pagare le tasse («roba da matti», si dice a Milano). C’è la timidezza e la paura di esporsi. C’è la preoccupazione di chi è qui da tanto tempo, che vede peggiorare le cose. Ci sono tutti quelli che hanno potuto e voluto esserci, migliaia di persone, per la prima volta insieme, al di là del colore della pelle e del luogo di provenienza. Molti hanno richieste semplici, banali e burocratiche. Come la ragazza che è in Italia da quasi vent’anni, che studia all’università e che deve rinnovare ogni due anni il permesso di soggiorno.